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Augurarsi di essere liberi come farfalle

Augurarsi di essere liberi come farfalle

La farfalla è uno degli insetti che viene spesso raffigurato all’interno di varie rappresentazioni di carattere artistico. Tra gli esempi maggiori e degni di nota si veda la celebre opera di Van Gogh, Farfalle e Papaveri, realizzata nel 1890, nella quale il pittore olandese posiziona due farfalle bianche al centro del quadro in mezzo a un mazzo di papaveri rossi.

Vincent Van Gogh Farfalle e Papaveri - Liberi come farfalle
Vincent Van Gogh – Farfalle e Papaveri ©Museo Van Gogh, Amsterdam (Fondazione Vincent van Gogh)

Ripercorrendo il lungo tragitto della storia dell’arte si individuano vari dipinti dove sono raffigurate delle coloratissime farfalle. Sono i casi del Pisanello e del suo Ritratto della Principessa Estense (1449) o di Dosso Dossi e del suo Giove pittore di farfalle (1523-1524).

Ritratto di principessa estense - Pisanello
Ritratto di principessa estense – Pisanello
Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù - Dosso Dossi
Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù – Dosso Dossi

L’inserimento di questo animale all’interno delle proprie produzioni artistiche può rimandare a un numero cospicuo di significati. In primis emerge il tema della bellezza, espresso attraverso i colori accesi che le farfalle sfoggiano durante i loro incessanti voli. Il movimento della farfalla, del resto, è anche simbolo di eleganza e armonia poiché il volo di questi insetti è unico nel proprio genere. Inoltre, per quanto essa sia un piccolo insetto, partecipe di un mondo materiale nonché abitato da colossi, vespe, calabroni e predatori, il suo volo è spesso accostato al significato di libertà.

Ora, tali informazioni servono esclusivamente come trampolino di lancio per far sapere come tra i numerosi soggetti presi in considerazione da NOF4 vi rientrino proprio le farfalle. Tra i tanti disegni che Nannetti ha realizzato durante il suo periodo artistico, definito “Fase Personale” (in cui il graffito era ormai un ricordo in quanto si dedicava all’arte sui supporti cartacei), se ne annovera una dove emergono delle farfalle stilizzate, riposte su due linee verticali per un totale di sei insetti. Uno “sciame” di farfalle è quello che vede lo spettatore di fronte a questa raffigurazione. Premettendo che, ancora oggi, non si ha la certezza se questi disegni immortalino un gruppo di innocenti farfalle (poiché, ripetiamolo, il disegno è decisamente stilizzato), si possono comunque apprezzare tutti gli elementi tipici della produzione artistica di NOF (infatti, si può ipotizzare come tali disegni siano, magari, dei semplici schizzi preparatori per altre sue produzioni). Non mancano, infatti, né la classica impaginazione che ordina l’intero disegno né tanto meno la cornice dentro la quale sono inseriti i presunti insetti.

Tuttavia, se non abbiamo la certezza che esse siano farfalle, come è possibile che il primo rimando interpretativo sia comunque legato a questi insetti?

Bisogna sapere che tra le più celebri frasi che Fernando ha riportato sul suo libro di pietra vi è presente la scritta:

Come una Farfalla Libera, son Io Tutto il Mondo, è mio e Tutti fo Sognare

Il collegamento, quindi, sorge piuttosto spontaneo, anche da un punto di vista ampiamente metafisico.

Dal greco antico, il nome Psyche rimanda a un concetto dualistico (tipico dei greci) in cui viene coinvolta una realtà materiale e una astratta. La vita di una farfalla così come quella di un individuo muta a seconda delle esperienze e dei momenti che egli affronta. Questi momenti sono vissuti sulla propria pelle così come vengono metabolizzati e assorbiti all’interno del nostro bagaglio esperienziale (e mentale). In parole semplici, ogni individuo vive la propria vita proprio come fa una farfalla: attraverso delle fasi temporali (ed evolutive) in cui il soggetto muta il proprio modo di essere. Ce ne accorgiamo, per esempio, a scuola quando, piano piano, oltrepassiamo il gradino del triennio, abbandonando quello del biennio, e, improvvisamente, si avvertono sensibilità, piaceri e doveri diversi (così come dal liceo all’università o al mondo del lavoro). In sostanza, quello che deve essere chiaro è che cambiamo costantemente e, spesso, neanche ce ne accorgiamo.

Il mutamento, tuttavia, non è certo di natura esclusivamente esterna (o fisica) bensì avviene anche internamente all’individuo. Passare dall’essere un bruco (simbolo per altro dell’incompiuto e della bruttezza), rinchiudersi in un bozzolo e, infine, divenire farfalla (elemento, invece, che in antichità veniva accostata al valore della perfezione) rappresenta un cammino avvolgente in cui il processo della metamorfosi è ben evidente. Ecco che, in questo modo, lo stesso Nannetti avverte tale mutazione all’interno del proprio essere, nonostante egli sia un soggetto che è ufficialmente (e socialmente) rinchiuso e “internato” nei pressi di una struttura psichiatrica. È come se Nannetti fosse consapevole, in prima persona, di vivere all’interno di un bozzolo dal quale egli non potrà mai fuggire o liberarsi, dove non potrà mai spiegare le proprie ali. L’unica possibilità che Fernando ha è quella di entrare in un altro mondo, che solo lui conosce e al quale solo lui può accedere: la propria immaginazione.

Tra le altre suggestioni che si possono attribuire alla scelta da parte di NOF di raffigurare le farfalle vi rientra il contatto stretto che poteva venire a crearsi tra gli animali e i pazienti dell’Ospedale Psichiatrico. Pensandoci bene, gli unici animali con cui i pazienti potevano interagire e avere dei veri e propri contatti erano, principalmente, gli insetti e gli uccelli. Animali come gatti e cani erano, invece, presenti in modo estremamente minore (o, comunque, non quotidiano) e difficilmente potevano raggiungere i padiglioni criminali. Tuttavia, dal momento che si parla di interazione con gli insetti, occorre fare una veloce selezione. Al contrario di un incontro con una farfalla, interagire con mosche, vespe e zanzare rappresenta, concettualmente parlando, più un fastidio che un piacere.

Invece, il contatto con la farfalla diventa per i pazienti, tra cui Nannetti, una visita piacevole, empatica e gradita. Ecco, quindi, che il suo arrivo, con tutti i suoi colori accesi, diviene una fonte di ispirazione per Fernando che riconosce in essa un desiderio ben preciso: quello della libertà. Quest’ultima è la stessa che Nannetti vive durante le sue fasi di “libera” espressione (e, qui, torna il concetto di arte come valvola di sfogo) in quanto egli cura questo sentimento soltanto quando tiene in mano la sua personale bic o la fibbia del proprio panciotto. Il desiderio di libertà si muove intorno ai movimenti leggeri della farfalla che oltrepassa il muro ospedaliero ogni volta che vuole.

In conclusione, se proprio dovessimo trovare una lezione di fronte a questa situazione è che ognuno è capace di poter spiegare le ali. Nannetti diceva di essere tutto lui il mondo, questo perché egli stesso era divenuto un demiurgo di un qualcosa che solo lui conosceva. Tuttavia, dietro questa frase così come al disegno si aggira una riflessione ancora più profonda: quella di intraprendere un lungo viaggio dove il cambiamento è una tappa imprescindibile alla quale non si può sfuggire.

Andrea Ribechini

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