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Insulinoterapia: storia e applicazione all’ex ospedale psichiatrico di Volterra

insulinoterapia

Introduzione alla terapia dell’insulinoterapia

L’insulinoterapia, conosciuta anche come shock insulinico, è stata una delle terapie psichiatriche più discusse del XX secolo. Introdotta negli anni ’30, essa prevedeva l’induzione di ipoglicemia attraverso la somministrazione controllata di insulina, al fine di trattare pazienti affetti da schizofrenia e altri disturbi mentali gravi. Questo approccio fu adottato anche nell’ex ospedale psichiatrico di Volterra, dove la terapia dell’insulina rappresentò uno degli interventi sperimentali per i pazienti ricoverati.

Origini e sviluppo dell’insulinoterapia

L’insulinoterapia fu introdotta per la prima volta dal medico austriaco Manfred Sakel nel 1933. Sakel osservò che dosi elevate di insulina potevano indurre uno stato di coma ipoglicemico nei pazienti, seguite da un risveglio con apparente miglioramento delle condizioni psichiatriche. Questo trattamento venne rapidamente accolto in molti ospedali psichiatrici, compreso quello di Volterra, come una possibile cura per la schizofrenia, anche se la sua efficacia e sicurezza furono ampiamente dibattute.

Applicazione dell’insulinoterapia nell’ex ospedale psichiatrico di Volterra

Nell’ex ospedale psichiatrico di Volterra, l’insulinoterapia fu utilizzata come parte di un più ampio programma di trattamenti somatici per i pazienti. Negli anni ’30 e ’40, questa pratica venne impiegata su pazienti affetti da disturbi mentali gravi, in particolare schizofrenia. I pazienti venivano sottoposti a iniezioni quotidiane di insulina, con l’obiettivo di indurre uno shock ipoglicemico e, in alcuni casi, un coma.

Durante la terapia, i pazienti dovevano essere attentamente monitorati, poiché la fase di coma poteva risultare pericolosa se non gestita correttamente. Dopo l’induzione del coma, i pazienti venivano risvegliati somministrando zucchero o glucosio per via orale o endovenosa. L’idea era che il trauma fisico causato dallo shock potesse avere un effetto terapeutico sulle condizioni mentali dei pazienti.

Rischi e controversie legati all’insulinoterapia

Nonostante la sua diffusione, l’insulinoterapia fu sempre una pratica controversa a causa dei rischi significativi associati al trattamento. Gli effetti collaterali più comuni includevano convulsioni, perdita di coscienza prolungata, e nei casi più gravi, la morte. Sebbene alcuni pazienti riportassero miglioramenti temporanei dopo il trattamento, molti esperti dubitarono della reale efficacia a lungo termine dell’insulinoterapia.

Anche a Volterra, il trattamento con insulina fu oggetto di discussione tra il personale medico. L’elevato rischio di complicazioni e la necessità di un costante monitoraggio rendevano questa terapia estremamente impegnativa per il personale dell’ospedale, che doveva affrontare un carico di lavoro aggiuntivo per garantire la sicurezza dei pazienti durante e dopo il trattamento.

L’insulinoterapia e le altre terapie somatiche

L’insulinoterapia non fu l’unica terapia somatica utilizzata all’epoca. Parallelamente, furono introdotte anche altre pratiche come l’elettroshock e la lobotomia. L’ospedale psichiatrico di Volterra, come molti altri in Europa, sperimentava diverse metodologie nel tentativo di trattare patologie mentali complesse in un’epoca in cui le opzioni terapeutiche erano limitate.

Nel contesto di queste sperimentazioni, l’insulinoterapia si inseriva in un panorama medico che cercava soluzioni radicali per la cura della schizofrenia e di altre malattie mentali. Tuttavia, con l’avvento di farmaci psicotropi più efficaci negli anni ’50, l’uso dell’insulina come terapia per la psicosi diminuì progressivamente.

L’abbandono dell’insulinoterapia e il progresso della psichiatria

Negli anni ’50, con la scoperta di nuovi farmaci antipsicotici come la clorpromazina, l’insulinoterapia perse gradualmente terreno. Il miglioramento delle terapie farmacologiche permise di trattare i disturbi mentali in modo meno invasivo e pericoloso, riducendo la necessità di pratiche rischiose come lo shock insulinico.

Tuttavia, il declino dell’insulinoterapia fu un processo lento e graduale. In molti manicomi, tra cui alcuni in Italia, questa terapia continuò a essere utilizzata per scopi di controllo e sedazione dei pazienti, particolarmente in situazioni dove mancavano risorse o alternative terapeutiche più moderne. Anche nel periodo di riforme psichiatriche legate a Franco Basaglia negli anni ’70, l’insulinoterapia era ancora in uso in alcune strutture, benché ormai considerata obsoleta.

Conclusioni

L’insulinoterapia è stata una delle terapie più controverse nella storia della psichiatria, un trattamento che, nonostante le sue gravi controindicazioni, fu utilizzato in molti ospedali psichiatrici, incluso quello di Volterra. Questo metodo, oggi superato, rifletteva la disperata ricerca di soluzioni per disturbi mentali che, all’epoca, sembravano intrattabili.

Anche se oggi l’insulinoterapia è considerata obsoleta, il suo utilizzo rappresenta una tappa significativa nell’evoluzione della psichiatria moderna, ricordando quanto sia cambiato l’approccio alla cura della malattia mentale grazie ai progressi scientifici e all’introduzione di terapie più sicure ed efficaci.

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