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Cinque anni in manicomio (1955)

Titolo originale:

Cinque anni in manicomio

Anno di pubblicazione:

1955

Prezzo di copertina:

800 lire

Casa editrice:

La Navicella, Roma

Numero di pagine:

220

ISBN:

Non presente

Contenuto aggiornato il:

14 Ottobre 2025

TAG:

Ricordi autobiografici

Cinque anni in manicomio – Ricordi autobiografici di Amilcare Marescalchi

Pubblicato nel 1955 dalla casa editrice La Navicella di Roma, Cinque anni in manicomio – Ricordi autobiografici è uno dei più importanti libri-testimonianza sulla vita all’interno degli ospedali psichiatrici italiani nel secondo dopoguerra.

Il suo autore, Amilcare Marescalchi, racconta con linguaggio limpido e sobrio le esperienze vissute in tre luoghi di internamento: un primo ricovero in un istituto chiamato Bellosguardo, poi al Policlinico e a Montemario (Roma, Santa Maria della Pietà), e infine all’Ospedale Psichiatrico di Volterra.

Fin dalle prime righe, Marescalchi chiarisce che Cinque anni in manicomio «non è romanzo, né storia romanzata», ma un racconto autentico: “pagine di vita vissuta” scritte per “portare un raggio di fede e di speranza a chi vede dinanzi a sé il buio completo” e per richiamare l’attenzione dei medici e degli amministratori sui problemi morali e organizzativi dell’assistenza psichiatrica.


“Non romanzo, ma vita vissuta”

Nel libro Cinque anni in manicomio, Marescalchi spiega che la sua intenzione non è letteraria, ma morale.

Scrive:

“Vi sono inconvenienti che si possono eliminare e si devono eliminare; altri che si possono attenuare e si devono attenuare; altri ancora che, non potendosi togliere, vanno compensati con provvidenze che li rendano più tollerabili.”

L’autore descrive con lucidità i mali dell’istituzione manicomiale: la burocrazia, l’indifferenza, la perdita d’identità dei ricoverati.

Non cerca il sensazionalismo, ma la comprensione, adottando uno sguardo partecipe e rispettoso.

Cinque anni in manicomio è, in questo senso, un testo di osservazione e di coscienza civile più che di denuncia.


Indice dei capitoli

(ed. La Navicella, Roma, 1955)

Perché?

PARTE PRIMA — 

A Bellosguardo

CAP. I — Verso la catastrofe: Primi sintomi – Sitofobia – La prima allucinazione – Depressione psichica – L’infermiere e il soporifero – Ipnotismo? – Partenza!

CAP. II — A Bellosguardo: Il «morbus» – Ancora «sitofobia»… e maccheroni al sugo

CAP. III — Episodi lieti e tristi: Mania di persecuzione – Avvelenato?…

CAP. IV — Fobie, manie, allucinazioni, «voci interiori» a Bellosguardo

INTERMEZZO — 

Al Policlinico

CAP. VI — Al Policlinico: Sei giorni … deliziosi – Per Montemario si cambia

PARTE SECONDA — 

A Montemario

CAP. VII — Al Padiglione 2: «Mi ha mandato il Duce…» – Il vecchietto a bagno – Prime impressioni – «C…ielo che sorgi» – Il processo – Un’iniezione sprecata – Metto paura al diavolo

CAP. VIII — Ancora al Padiglione 2: Un bel tipo – Le caramelle – Il vecchino della pipa – Schifiltosi?!… – Storia di una multa – L’ovo al marsala – Il «Padre Eterno» – Spogliatevi!… – L’infermiere pazzo

CAP. IX — Al Padiglione 12: Accoglienze festose – Un infermiere ideale – Purga di nuovo genere – Il «water-clooset» – Barba e capelli

CAP. X — Ancora al 12: Lo sciacquo – Letti in fila – Il cambio della biancheria – Come festeggio il mio 60° compleanno – «Perché capisco!» – L’orologio di controllo – Un infermiere russo – La radio – Suor Maria fa miracoli

CAP. XI — Tipi e macchiette (serie prima): Il cieco nato – Pierino caposala – Giorgio e l’encefalitico – Un archeologo

CAP. XII — Roma–Volterra (scompartimento riservato): Si prepari! – Vestito a nuovo – Due Signori – Fascie e salsicce – Le donnette spaurite – Bellezze volterrane – Una cappa bianca – Un guanciale e il suo padrone

PARTE TERZA — 

A Volterra

CAP. XIII — Prime impressioni volterrane: La sala omnibus – Un epilettico e sua madre – La tavola degli «aristocratici» – Lo «straccaletti» – Un infermiere scorbutico – Il primo bagno

CAP. XIV — La parola di un grande alienista: Un discepolo di Antonini – Diversità di metodo – Vito Viti – La voce del cuore

CAP. XV — I «tre stati» del nevrotico: Una fonte di preoccupazione – Interrogativi e proposte

CAP. XVI — Ancora la mania di persecuzione: Come sparve

CAP. XVII — I miracoli del tabacco: «Ne avessi voluti!…» – «Fùmaci sù!» – Duello rusticano – Un idillio

CAP. XVIII — Sotto le bombe: Il calzolaio di Empoli – «Sono ferito!…» – I tedeschi se ne vanno – Verso la Germania – Affari d’oro

CAP. XIX — Mi dò al commercio: Un poemetto fallito – La vecchia e le pere – Mele a iosa

CAP. XX — Passeggiate storiche: Una sepoltura – L’omino delle «pera» – «Vive l’Italie!» – Comodità inglesi – Che scalogna!

CAP. XXI — I sogni della fame: Un pugno sul muso – Patate lesse – Il gattino di Suor Olga – «Ah la guerra!» – Ladro di polli?… – Il professore

CAP. XXII — Tipi e macchiette (serie seconda): Gennariello – Il livornese – Un chirurgo – Brin e la contessa

CAP. XXIII — Storiellina di un Maresciallo

CAP. XXIV — Ultime ore: Dubbi e incertezze – Libero, finalmente


Bellosguardo, Montemario e Volterra

La prima parte di Cinque anni in manicomio è ambientata a Bellosguardo, nome con cui Marescalchi indica il luogo del suo primo ricovero.

Non ne specifica la posizione, ma lo descrive come una casa di cura o istituto privato, piccolo e isolato.

Scrive:

“A Bellosguardo tutto era silenzio, tranne i miei pensieri che facevano più rumore di una campana.”

Da lì l’autore passa a Roma, dove viene ricoverato prima al Policlinico e poi trasferito al grande ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà, identificato nel libro con la località di Montemario.

In queste pagine si nota un tono più amaro: Marescalchi osserva la freddezza dell’ambiente, la disciplina rigida e il distacco del personale.

“A Roma il malato è un numero. Le visite si fanno per dovere, non per interesse umano. I medici passano come ombre.”

Quando, dopo anni, arriva a Volterra, il tono cambia radicalmente:

“Qui almeno ci si conosce per nome. C’è chi parla, chi ascolta, chi prega. Non siamo numeri.”

Il confronto tra Roma e Volterra, che attraversa tutto Cinque anni in manicomio, rivela due mondi diversi: la capitale impersonale, dove domina la burocrazia, e la cittadella toscana, dove persiste una forma di umanità.


Critica della psichiatria e della burocrazia

Nel corso del libro, Marescalchi analizza anche il linguaggio medico e la distanza tra scienza e realtà.

Scrive che “le cartelle cliniche sono compilate per dovere d’ufficio”, sottolineando l’assenza di attenzione personale nei confronti dei pazienti.

La sua riflessione, pur nata da un’esperienza individuale, anticipa temi che torneranno decenni dopo con la riforma Basaglia: la necessità di considerare il malato di mente come persona e non come oggetto di studio.


Volterra: tra disciplina e umanità

Nella parte ambientata a Volterra, Marescalchi restituisce l’immagine più viva e complessa del manicomio.

Lo descrive come un luogo severo ma in cui sopravvive una dimensione umana, fatta di gesti, parole e solidarietà.

“Il manicomio non è tutto e solo tragedia. È anche commedia buffa. Ma il comico e il farsesco s’inseriscono nel tragico così profondamente che non si può ridere.”

La quotidianità, la convivenza, il lavoro nei reparti e i rapporti tra degenti e infermieri compongono un quadro realistico e, a tratti, commovente.

È da queste osservazioni che Cinque anni in manicomio trae la sua forza più duratura.


Valore storico e culturale

Cinque anni in manicomio è un documento essenziale per la storia della psichiatria italiana.

Non scritto da un medico ma da un ex degente, offre una prospettiva interna e sincera.

Accanto a opere come Corrispondenza Negata o Psychopathia Sexualis, il libro di Marescalchi rappresenta una delle rare voci che raccontano dall’interno l’esperienza del manicomio, con lucidità e dignità.


Conclusione

Cinque anni in manicomio non è soltanto un libro autobiografico: è una testimonianza di coscienza.

Con la sua scrittura semplice e priva di rancore, Amilcare Marescalchi restituisce un ritratto umano e veritiero del mondo manicomiale, contribuendo a formare una memoria storica che precede e prepara la stagione del cambiamento.

Rileggere oggi le sue pagine significa ascoltare la voce di chi visse “dentro” e trovò il coraggio di raccontare, trasformando il dolore in consapevolezza civile.


Questo contenuto è stato aggiornato il 14 Ottobre 2025
Cinque anni in manicomio (1955)