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Gli anni 70 e l’Ospedale Psichiatrico di Volterra: la rivoluzione psichiatrica (1970-1979)

Gli anni 70 e l’Ospedale Psichiatrico di Volterra: la rivoluzione psichiatrica (1970-1979)
  • Contenuto aggiornato il:
    19 Marzo 2025

Introduzione

Gli anni 70 rappresentano un periodo di grande fermento per l’Ospedale Psichiatrico di Volterra. Questo decennio vede il culmine delle lotte per la riforma del sistema psichiatrico italiano, con la progressiva affermazione di un modello basato sulla deistituzionalizzazione e il reinserimento sociale dei pazienti.

Il clima di contestazione sociale e politica influenza profondamente la psichiatria, portando a una critica radicale delle strutture manicomiali. A Volterra, come in altre parti d’Italia, si avviano esperimenti di gestione comunitaria, mentre la pressione per il superamento del manicomio tradizionale si fa sempre più forte.


Gli anni 70 e le trasformazioni dell’Ospedale Psichiatrico

A partire dal 1973, il Consorzio dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra presenta una relazione in cui si pongono le basi per un nuovo modello di gestione organizzativa e terapeutica di tipo comunitario. L’obiettivo è quello di eliminare il verticismo e la separazione tra malati e operatori, promuovendo una maggiore partecipazione e sensibilizzazione del personale.

Le principali innovazioni riguardano:

  • Riduzione del numero di ricoverati → Nel 1970 si registravano 1946 pazienti; con la progressiva applicazione delle nuove politiche, il numero inizia a diminuire.
  • Aumento del personale sanitario → Nel 1970, il manicomio contava 574 infermieri e 23 sanitari, con un rapporto inferiore a quello previsto dalla normativa.
  • Abolizione graduale delle contenzioni fisiche → Si diffondono approcci più umani e inclusivi nella gestione dei pazienti.

La legge 431 del 1968 e il graduale superamento del manicomio

Un evento chiave che influenza la gestione dell’ospedale negli anni 70 è l’applicazione della legge 431 del 1968, che introduce importanti innovazioni:

  • Limite di 625 posti letto per ogni ospedale psichiatrico.
  • Possibilità di ricovero volontario senza conseguenze giuridiche.
  • Creazione di centri di igiene mentale per l’assistenza territoriale.

A Volterra, questa legge rappresenta il primo passo concreto verso il superamento dell’ospedale psichiatrico come unica forma di assistenza ai malati di mente.


Il ruolo di Carmelo Pellicanò e la chiusura del manicomio

Nel 1975, la direzione dell’ospedale passa a Carmelo Pellicanò, psichiatra profondamente convinto della necessità di chiudere il complesso manicomiale e di trasformarlo in una comunità terapeutica. Sotto la sua amministrazione:

  • Si accelerano le dimissioni assistite.
  • Si rafforzano i legami con il territorio e i servizi sociali locali.
  • Si promuove una gestione più democratica dell’ospedale, coinvolgendo operatori e pazienti nelle decisioni.

Nel 1978, con la promulgazione della Legge Basaglia (Legge 180), l’ospedale psichiatrico di Volterra entra ufficialmente nel processo di chiusura definitiva, che si completerà nei decenni successivi.


Conclusioni: gli anni 70 tra contestazione e cambiamento

Gli anni 70 segnano il punto di svolta definitivo per l’Ospedale Psichiatrico di Volterra. Se da un lato la struttura rimane ancora operativa, dall’altro il dibattito sulla chiusura dei manicomi diventa ormai centrale. La legge 180 sancisce la fine dell’istituzione manicomiale tradizionale e apre la strada a un sistema basato sulla cura territoriale e sul rispetto dei diritti dei pazienti.

Nel decennio successivo, il processo di dismissione dell’ospedale proseguirà fino alla completa chiusura.



Questo contenuto è stato aggiornato il 19 Marzo 2025
Gli anni 70 e l’Ospedale Psichiatrico di Volterra: la rivoluzione psichiatrica (1970-1979)