Un macellaio ubriaco uccide a coltellate la cognata
Un macellaio ubriaco uccide a coltellate la cognata
L’omicida era stato ricoverato due volte in manicomio
Trieste 16 marzo, notte.
Un macellaio di 55 anni, Pietro Ferluga, nel pomeriggio di ieri ha ucciso a coltellate la cognata, Carla Mersig Ferluga, di 36 anni. Il macellaio ha un passato che rivela i segni della pazzia e dell’inclinazione alla violenza. Dal lontano 1935 alla tragica giornata di ieri egli ha collezionato una serie di misfatti più o meno gravi: una volta ha preso a calci e a pugni un ngente di polizia; poi picchiò la propria madre, tanto da costringerla per un mese a letto all’ospedale: più tardi egli entrò nell’ospedale psichiatrico di San Giovanni, a Trieste, e. successivamente, fu ricoverato nel manicomio di Volterra.
Ieri egli ha ucciso la cognata un’ora dopo un alterco avvenuto fra la donna e la suocera, durante il quale era intervenuto in difesa di sua madre. Le due donne non erano nuove ai litigi; del resto l’atmosfera parve subito placarsi.
Il Ferluga usci di casa e rientrò, appunto un ora dopo ubriaco. La tragedia scoppiò improvvisa.
Spalancata la porta, egli ha fissato a lungo la cognata, che teneva in braccio la figlioletta Mariuccia, di 4 anni, ed era in procinto di uscire: poi, di improvviso, ha afferrato un coltellaccio che era sul tavolo della cucina e s’è avventato contro la donna, vibrandole un primo colpo. Carla Mersig, ferita all’addome, si è lanciata verso il cortile, abbandonando la bimba perché sfuggisse alla furia dell’aggressore: nel fuggire, è stata raggiunta da un altro colpo. La povera donna è caduta supina nel cortile, mentre l’assassino, sempre impugnando il coltello, si è allontanato dalla casa sita alla periferia della città, presso la villa Revoltella. La Mersig è morta più tardi all’ospedale.
L’assassino intanto s’era diretto verso il parco della villa Revoltella. Qui giunto, ha bussato ai vetri della porta di casa del custode, Angelo Nesca, e alla moglie di questo, che s’era affacciata, ha detto tranquillamente di aver ucciso la cognata, invitandola a chiamare la Croce Rossa e la polizia. La signora Nesca, spaventata dall’orribile apparizione di quell’uomo imbrattato di sangue e armato di coltello, è riuscita ad indirizzarlo verso il parco, avvertendo nel frattempo il marito. Al custode della villa l’omicida ha ripetuto la confessione e l’invito a chiamare la polizia.
Dopo un primo sommario interrogatorio, è stato lasciato a riposo fino a tarda sera perché smaltisse la sbornia: quando i funzionari della squadra mobile hanno ripreso l’interrogatorio, il Ferluga ha perduto la sua imperturbabilità ed è ridiventato violento e rissoso. A tarda notte è stato tradotto al carcere del Coroneo. Poco prima aveva espresso il desiderio di baciare la nipotina Mariuccia, che al momento del delitto si trovava in braccio alla povera Carla Mersig e che era sfuggita per miracolo alla sua furia.