Studenti – attori fanno teatro dentro l’ospedale
Allo psichiatrico di Volterra
Hanno vissuto per una settimana insieme ai degenti, frequentando con loro la mensa, il giardino e il circolo.
PONTEDERA: La cattedra di storia del teatro e dello spettacolo dell’Università di Pisa ha organizzato quest’anno un seminario pratico sul tema «il lavoro dell’attore» a cui oltre gli studenti universitari di Pisa hanno preso parte anche attori dei gruppi teatrali «Piccolo» di Pontedera e Teatro di Fortuna di Pisa.
Il seminario è durato dal mese di ottobre al mese di maggio e proprio per il suo carattere pratico e sperimentale doveva concludersi con un confronto diretto con una realtà sociale.
Poteva essere un piccolo borgo rurale, un quartiere di una città o un qualsiasi luogo di aggregazione sociale.
La scelta è caduta sull’ospedale psichiatrico di Volterra, una struttura che gli amministratori ed i medici cercano di aprire alla società in generale, e alla società Volterrana in particolare.
Infatti lo psichiatrico di Volterra è una struttura «aperta».
La scelta non è stata occasionale, ma aveva una sua giustificazione logica.
Infatti in questi ultimi tempi fra gli interventi esterni allo psichiatrico c’è stata ripetutamente quello dei gruppi teatrali sperimentali (Odin teatret e Bread And Puppet).
Nel caso dell’Odin però si trattò di uno spettacolo portato dall’esterno allo psichiatrico.
Questa volta invece gli studenti e gli attori che partecipavano al seminario sono andati a vivere per una settimana all’interno dell’ospedale, frequentando gli stessi luoghi (mensa, circolo ricreativo, giardini dei degenti) e utilizzando per il loro lavoro pratico una stanza «aperta» in cui i degenti potevano sempre accedere, e per le prove all’aperto il giardino davanti alla chiesa.
C’è stata una settimana di lavoro e poi lo spettacolo, e per gli studenti è stato importante osservare e riflettere l’atteggiamento dei degenti di fronte al loro lavoro.
Il fatto sorprendente è rappresentato dalla constatazione che per i degenti lo spettacolo finale non c’è stato, cioè non l’hanno considerato qualcosa di diverso dalle prove e dal normale lavoro di allenamento pratico che attori e studenti andavano svolgendo tutti gli altri giorni.
Sembrava quasi che i degenti li giudicassero «diversi» e che lo spettacolo non fosse una novità, ma una logica conclusione di quanto questi «estranei» andavano facendo da una settimana.
Naturalmente se la presenza degli studenti ha lasciato un segno su degenti non è possibile stabilirlo nell’immediato.
È certo invece che per gli studenti e gli attori quella di Volterra è stata una grossa esperienza per comprendere dall’interno la realtà di questo mondo che malgrado tutti gli sforzi continua ad essere un mondo di emarginazione che però non si chiude in se stesso, perché in larga parte dei degenti la presenza degli studenti a suscitato interesse.
Un interesse non spettacolare, ma intrinseco; infatti con le loro continue domande, spesso ingenue, volevano conoscere questi estranei che erano venuti a vivere «dentro» il loro ospedale: domande più rivolte ai singoli per conoscere la personalità e la collocazione sociale che non alle manifestazioni esterne delle prove per lo spettacolo.
Ivo Ferrucci