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Gli anni 60 e l’Ospedale Psichiatrico di Volterra (1960-1969): verso la riforma

Gli anni 60 e l’Ospedale Psichiatrico di Volterra (1960-1969): verso la riforma
  • Contenuto aggiornato il:
    19 Marzo 2025

Anni 60 – introduzione

Gli anni 60 rappresentano un decennio cruciale per l’Ospedale Psichiatrico di Volterra. Se nei decenni precedenti la struttura aveva mantenuto una gestione tradizionale, incentrata sulla custodia e sull’isolamento dei pazienti, in questo periodo si iniziano a vedere i primi segnali di cambiamento e apertura.

In tutta Italia si diffonde una nuova corrente psichiatrica che pone l’attenzione sulla necessità di superare il manicomio come unica forma di assistenza ai malati di mente. A Volterra, questo si traduce in una serie di sperimentazioni di assistenza territoriale, che anticipano le riforme degli anni successivi. Tuttavia, l’ospedale continua a mantenere alcune delle sue vecchie pratiche, come l’uso della terapia da shock, della terapia del sonno e della malarioterapia, anche se in misura ridotta rispetto ai decenni precedenti.


Gli anni 60 e le trasformazioni dell’Ospedale Psichiatrico

Uno degli eventi culturali più rilevanti di questo periodo è il Festival della Canzone di Maggiano, un’iniziativa che coinvolgeva pazienti e personale, portando la musica all’interno delle mura dell’ospedale. Questo tipo di attività segnava un primo passo verso l’idea che il manicomio potesse aprirsi alla comunità e favorire la partecipazione attiva dei ricoverati.

Con il progredire delle idee di riforma, anche all’Ospedale Psichiatrico di Volterra iniziano a cambiare alcune prassi consolidate. I principali cambiamenti riguardano:

  • Riduzione delle contenzioni → Si cerca di limitare l’uso di camicie di forza e isolamento.
  • Maggiore attenzione alla riabilitazione → Introduzione di attività volte al recupero dell’autonomia dei pazienti.
  • Primi tentativi di apertura dell’ospedale alla comunità → Si sperimentano forme di assistenza esterna.

Nonostante queste trasformazioni, l’ergoterapia, che un tempo rappresentava il cardine del trattamento, viene gradualmente ridimensionata e destinata prevalentemente ai pazienti in dimissione.


L’introduzione degli psicofarmaci e il cambiamento nelle cure

Uno degli elementi chiave di questo decennio è l’introduzione su larga scala degli psicofarmaci. Questo porta a un cambio radicale nella gestione dei pazienti:

  • I primi neurolettici permettono di ridurre le crisi acute, diminuendo la necessità di isolamento.
  • Nuovi sedativi sostituiscono le contenzioni fisiche, consentendo maggiore libertà di movimento ai pazienti.
  • Si sviluppano protocolli di cura più individualizzati, che considerano non solo la malattia, ma anche il contesto sociale del paziente.

Tuttavia, i dati clinici riportano un’ampia variabilità nei risultati ottenuti con queste nuove terapie, con percentuali di miglioramento che oscillano dal 14% all’80%, rendendo difficile una valutazione univoca della loro efficacia.


La spinta verso la riforma e le prime sperimentazioni di assistenza territoriale

Negli anni 60, a livello nazionale si diffonde un movimento che promuove il superamento dell’ospedale psichiatrico come unica forma di cura. A Volterra si avviano le prime sperimentazioni:

  • Prime dimissioni assistite → Alcuni pazienti iniziano a essere seguiti fuori dall’ospedale.
  • Collaborazioni con enti locali e associazioni → Si creano progetti per il reinserimento sociale dei malati di mente.
  • Coinvolgimento della comunità → Si organizzano eventi culturali e attività ricreative aperte al pubblico.

Questi primi tentativi di riforma trovano ancora molte resistenze, ma pongono le basi per i cambiamenti radicali degli anni successivi.


Conclusioni: gli anni 60 tra conservazione e innovazione

Negli anni 60, la direzione dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra era affidata a Gino Simonini (1955-1971), figura che mantenne un approccio tradizionale alla gestione dell’istituto, garantendo la continuità istituzionale senza introdurre particolari innovazioni. La sua amministrazione si caratterizzò per la prudenza e la gestione burocratica dell’ospedale, cercando di adattarsi ai primi segnali di riforma senza modificare radicalmente l’organizzazione interna.

Gli anni 60 segnano l’inizio della transizione dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra verso un modello più aperto e integrato con la società. Tuttavia, la struttura rimane ancora in gran parte una istituzione chiusa, con regole e pratiche consolidate difficili da superare.

Nei prossimi anni, il dibattito sulla chiusura dei manicomi e la nascita di nuovi servizi psichiatrici territoriali porterà a un cambiamento ancora più radicale, culminando nella Legge Basaglia del 1978.


Questo contenuto è stato aggiornato il 19 Marzo 2025
Gli anni 60 e l’Ospedale Psichiatrico di Volterra (1960-1969): verso la riforma